Sogno, immaginazione.
Sono parole che usiamo spesso, nel linguaggio comune, per dire speranza, possibilità, realizzazione, ma questi sono desideri.
“Se puoi sognarlo, allora puoi farlo” diceva, mi sembra, Walt Disney, e certamente non si sbagliava perché se quell’immagine di realizzazione è dentro di noi, significa che ci appartiene già. Ma, non è detto che si realizzerà nei modi in cui l’abbiamo fantasticata perché l’immaginazione e il sogno non appartengono al mondo concreto; di esso prendono solo le “figure” per rappresentarci la nostra realtà psichica che è multiforme, complessa e caleidoscopica e non si accontenta certo del nostro piccolo sforzo quotidiano di felicità.
Dipende su dove poniamo lo sguardo: se guardiamo le stelle, in alto, nel futuro proiettandoci in avanti, esprimiamo un desiderio; se guardiamo dentro con la coscienza addormentata – di notte, per esempio, mentre dormiamo – stiamo sognando. Questa distinzione tra sogno e desiderio, che considero necessaria per introdurre il mio breve discorso, per Psiche, in verità, è completamente superflua. Psiche è fatta di sogni, ricordi, fantasie, desiderio, trauma, deliri e allucinazioni. Psiche è immagine.
Ho sognato, diciamo, pensando di aver prodotto qualcosa, un’azione efficace che attiri il sogno a noi. Ma non esiste nessun comando o interruttore che ci induca a sognare o a immaginare. Sogno e immaginazione non hanno bisogno di ricordarci che esistono né si sforzano di spronarci a un cambiamento; di noi, per la verità, non se ne importano granché. Se avessero a cuore la nostra sorte, si sforzerebbero di chiarirci le idee sulle nostre azioni e sul nostro destino, ci farebbero uno schemino di facile interpretazione invece di metterci costantemente alla ricerca di significati e significanti.
Sogno e immaginazione sono il linguaggio di Psiche che mette in scena il nostro dramma – o la nostra commedia – meglio di Brecht o di Eduardo, con rispetto parlando. E lo spettacolo, signore e signori, non finisce mai. Ma, attenzione, il biglietto costa la rinuncia (temporanea) dell’attenzione al mondo concreto delle cose e delle idee. Se non molli la presa, se non chiudi gli occhi, non ti diverti! Devi sederti sulla tua poltrona senza sapere se guarderai un film horror o una storia romantica, devi affidarti.
È un po’ come guardare un film di Kubrick; quando esci dalla sala o ti alzi dal divano, non sai mai veramente cosa hai visto, devi fartene tu una ragione.
Mi piace molto sovrapporre sogno e immaginazione al cinema: in tutte e due i casi siamo soli, nel buio e nel silenzio, dunque in una condizione di semi isolamento sensoriale, in uno stato addormentato o meditativo; non guardiamo mai in maniera passiva, ci identifichiamo in tutti gli elementi e in tutti i personaggi (si chiama identificazione laterale) e dunque ci coinvolge interamente, anche sensorialmente; non siamo mai solo un contenitore, ma un amplificatore di immagini.
Infatti, durante e dopo la visione potresti porti come un critico, esaminare gli aspetti concettuali del film, perderti, affascinato, nei tecnicismi, nelle simmetricità delle inquadrature, in quando è figa la steadycam, in quanto è potente la fotografia; potresti porti come uno spettatore ingenuo che esce dalla sala scrollando le spalle con gli angoli della bocca all’ingiù perché non c’ha capito niente e va in giro a dirne peste e corna con gli amici, a sconsigliargli di buttare il tempo in una cosa inutile, oppure come un appassionato che si riguarda il film almeno una decina di volte, che si mette a collezionare foto di Kubrick e si guarda i video del backstage su youtube perché vuole cogliere una verità che gli sfugge; ma, qualunque cosa farai, quella sarà la tua lettura immaginale del film-sogno e dirà tanto su di te e su di come guardi il mondo, che tu lo voglia o no.
Insomma, non se ne esce. Noi siamo dentro Psiche, siamo una sua immagine.
Ovviamente, l’immaginazione e il sogno non si possono allenare perché sono già perfetti così come sono. Però possiamo contemplarli, accoglierli e avvicinarci al loro linguaggio, amplificarli. Con le parole, che sono immagini che si sono rese disponibili per le nostre corde vocali e per le nostre penne, possiamo portare nel mondo le nostre verità che solo Psiche conosce.
Consigli di lettura
Come in uno specchio: Un viaggio tra cinema e psicologia – Sergio Stagnitta
Il sogno e il mondo infero – James Hillman