Tutta l’arte è autobiografica; la perla è l’autobiografia dell’ostrica.
Federico Fellini
Autobiografia significa raccontare la propria storia di vita. La parola ha origine greca: αὐτός (autós) vuol dire sé stessi, βίος (bíos) vuol dire vita e γραφή (grafé) vuol dire scrittura, ma anche graffio, segno. C’è autobiografia quando i ricordi urgono dentro di noi per diventare un testo che ci rappresenti nel mondo.
Tutto ciò che è autobiografico, quindi, rinvia alla nostra persona, alla nostra specifica singolarità; non esistono autobiografie collettive, le autobiografie sono soltanto individuali.
Oggi ci sono autobiografie che svolgono un’ importante funzione di carattere sociale, educativo o terapeutico; in questo caso, formatori e terapeuti guidano le persone nella scrittura della propria storia in percorsi strutturati e finalizzati alla conoscenza di sé. Perché scrivere autobiograficamente è un moto spontaneo dell’animo umano che può essere indirizzato consapevolmente a documentare la propria esistenza per rafforzare il proprio nucleo identitario e a cercare un senso nelle esperienze vissute per restituirlo in una forma condivisibile e duratura all’altro. È un atto di recupero della memoria, di intreccio di ricordi scomposti, di riconoscimento ed espressione di emozioni, di testimonianza, di osservazione dei contenuti fondanti la propria vita; un atto che impone un necessario distacco emotivo e un costante esercizio filosofico volto all’ esplorazione di una intima verità che da fatto anagrafico e storico trascende in pensiero, immagine e in una nuova e più autentica narrazione di sé.
Noi siamo autobiografia, siamo storie che camminano. Tutto quello che facciamo e che diciamo parla di noi, il modo in cui stiamo con gli altri, in cui guardiamo il mondo; persino la nostra acconciatura, il numero di caffè bevuti alla mattina, il nostro corpo, l’aspetto, le forme, gli incricchi doloranti, e poi le nostre piccole grandi manie, i nostri desideri inconfessabili, le colpe chiuse nell’armadio, la canzone che amiamo tanto… Tutto dice chi siamo!
Autobiografia è un pensiero che collega le tracce di noi, è un atteggiamento volto a riunire la complessità di eventi, comportamenti e ricordi in una storia che abbia un senso. Come mi piace spesso ricordare, senso non significa solo significato, ma anche direzione. È nella natura umana immaginarsi andare verso… Verso, ad esempio, la laurea, il matrimonio, un figlio, un lavoro, una guarigione, un amore. Trappole, secondo me. Quando pensiamo alla vita usiamo spesso metafore su un cammino che dovrà condurci a qualcosa, a una meta che non è né laurea, né matrimonio, né altro, perché una volta arrivati, ci accorgiamo che c’è ancora molto da camminare. L’ andare verso allora è piuttosto una tensione dell’ Anima.
Il vero viaggio non ci porta mai a casa, ma ci spinge oltre, talvolta in oscure profondità, talvolta in vette azzurre, passando per altipiani rigogliosi o fetide paludi. Potremmo ferirci, ammalarci o perderci. Dobbiamo fermarci e recuperare il senso, l’andare verso.
Lavorare sulla propria autobiografia, dunque, è cominciare un dialogo immaginale con una guida che, con profonda meraviglia, scopriamo essere dentro di noi per condurci all’unica meta possibile per l’Anima, cioè l’incontro con noi stessi che è ciò che rende la vita possibile.
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