Raccontati con tre fotografie
Questo è uno degli esercizi più graditi al laboratorio di scrittura. Ai partecipanti viene chiesto di portare con sé tre fotografie che ritengono essere rappresentative di un evento significativo che li riguarda, o di un’emozione, di un sogno o, ancora, di un bisogno. Tre fotografie importanti.
Senza parole, senza commenti, in silenzio, si chiede a ciascuno di mettere in condivisione le fotografie; si assiste a un delizioso passamano che ricorda certi fine pranzo di Natale, quando c’è tutta la famiglia riunita attorno a un tavolo e qualcuno prende uno scatolone di vecchie foto in uno slancio di comunione familiare e commemorazione.
A poco a poco, mentre le fotografie passano tra le mani di ciascuno, perdono appartenenza e diventano un bene collettivo. Ogni volto sorridente, gli occhi e gli sguardi, i luoghi, tutto sfuma nei confini dell’altro e tutto evoca le proprie immagini che non sono propriamente ricordi, ma costruzione di ricordi, narrazioni di eventi che sono diventatati psichici.
È un esercizio di partecipazione, immaginazione, recupero della memoria individuale e collettiva. Ed è un esercizio che fa bene all’anima perché ci aiuta a individuarci nel gruppo stemperando il rigore della solitudine come margine di separazione e di confine dall’altro quando accogliamo la sua immagine dentro di noi, e, nello stesso tempo, a vederci e osservarci nella nostra specificità. Poi i partecipanti sono invitati a scrivere sulla loro esperienza e a condividere e riflettere sul suo significato.



Rispondi